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Cesare Frigiolini (Pataccia)
La ca d un civiascòt
La casa di un civiaschese



Vedete là quella casetta
in mezzo alle piante di bergamotto?
E’ una bella palazzina
tirata su da un civiaschese.
      Oh se gli costa…ma la gode
      E c’è nessuno che da lui avanzi un       soldo.

Prima era una casaccia
bassa, nera, mal coperta;
quattro stanze, un balconaccio,
una stalla puntellata,
       un piccolo porcile per il maiale,
       ecco cosa c’era di bello.

Adesso invece è un palazzo,
che potrebbe stare in città
per la forma, per lo spazio,
per la gran comodità,
        senza poi contare il più buono,
        cioè i quibus del padrone.

Là voi trovate la cantina
piena di vino di quello vecchio:
dalla scala si va in cucina
bella chiara come uno specchio,
         con la grata  per le castagne
         e più in là il casotto della legna.




Rispettando l’antica usanza
di tenere una mucca in casa
no, non c’è la mancanza
d’una stalla: passate in qua,
         ecco muoversi un paio di code:
         invece di una le mucche sono due

Qui c’è il porcile dei maiali
là le galline vanno a dormire,
in fondo trovate due fornelli
per la roba da imbianchire
         perché si sa che in tutte le case
         viene il tempo di fare i bucati.

Se mi dà tanto la parte di sotto
anche un merlo può capire
cosa si trova su per di sopra:
basta dire che ce n’è da vendere.
         Dunque lasciate che io cambi strada
         e che volti la frittata.

Ma siccome una canzone
se è sprovvista della morale
(tanto per farvi un paragone)
è una torta senza sale,
         ecco ciò che sto per dirvi
         a ricordanza fin che vivete:

L’uomo gagliardo per il lavoro,
e che ha cura delle sue cose,
se non diventa un signore
di una mucca ne fa due.
        L’uomo ozioso o bla, bla, bla
        Povero vive e povero crepa.